(se non hai letto la puntata precedente fai click su: Lettera aperta – 1° puntata)
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Eccomi di nuovo qua, come promesso, per la 2° puntata di questa lettera aperta.
D’accordo, ho deciso di usare il singolare ma… al maschile o al femminile?
Scrivo “Caro visitatore dagli U.S.A.”? Oppure “Cara visitatrice dagli U.S.A.”?
Ah… ma è semplice! (immaginate un’altra pacca della mano sulla fronte) Uso il termine inglese, che credo coincida con quello americano, che non fa distinzione tra maschile e femminile. Uso il termine “visitor”.
Stavo per perdermi in un bicchiere d’acqua…
Ma il problema rimane per il resto del testo, che sarà in italiano, in cui dovrò scegliere tra maschile e femminile.
Però, a pensarci bene, questo problema è quasi un falso problema. Infatti in italiano spesso si usa il termine maschile associato, indifferentemente, tanto alla persona di sesso maschile quanto a quella di sesso femminile. Degli esempi? Io, che sono donna, mi faccio chiamare ingegnere. Oriana Fallaci (ha tanto lavorato e vissuto negli U.S.A., dovresti saperne qualcosa), che è donna, si faceva chiamare scrittore e così ha voluto che si scrivesse sulla sua lapide.
Quante volte ci creiamo dei falsi problemi…
“Dear visitor from U.S.A….”
“Caro visitatore dagli U.S.A….”
Così esordirò nelle prossime puntate. E anche tutti gli altri termini associati a “visitor from U.S.A.”, in lingua italiana, saranno al maschile.
E così ho risolto anche il problema del sesso.
Ah, ah, ah… Sono super!
Sono pronta per la 3° puntata!
Bye bye !!!
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(se vuoi leggere la puntata successiva fai click su: Lettera aperta – 3° puntata)
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Che simpatica che sei…Ti abbraccio. Donika
Riporto un commento riferito all’articolo.
“Grazie Valeria, di questo “percorso” alla scoperta dell’amico/a americano/a (sono ancora alla vecchia maniera…).
Ero curioso dopo la prima puntata… adesso vedrò come va a finire…
Un abbraccio e a presto!”
[R.M. e P.M., 19 ottobre 2013, Friuli Venezia Giulia, e-mail]
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